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"dichiarare guerra al gruppo grezzo"

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2010 22:18
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13/09/2010 22:18

Zingari
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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Zingari (disambigua).


Simbolo internazionale della popolazione romaní (dal 1971), forse di origine indiana
Zingari, zigani, zingani o gitani sono termini generici usati per indicare un insieme di diverse etnie, originariamente ritenute nomadi. Attualmente il nomadismo interessa solo una minoranza di queste popolazioni che, indipendentemente dalle proprie abitudini, cerca di mantenere l'uso di lingue di origine indiana.
A causa della connotazione negativa che la parola zingari ha assunto, alcuni ritengono politicamente scorretto definirli con questo termine e perciò vengono da alcuni superficialmente o erroneamente anche definiti genericamente nomadi (anche se la maggior parte non lo è più), rom (ma non tutti lo sono), sinti (il nome di una delle etnie), oppure in modo totalmente erroneo anche rumeni o slavi a causa della cittadinanza di molti di loro. In realtà non c'è alcuna connessione - neppure etimologica - tra il nome "rom" e il nome dello stato di Romania, il popolo di lingua neolatina dei rumeni o la lingua rumena.
Secondo diversi studiosi, il termine corretto da utilizzare sarebbe quello proprio dell'etnia o il termine più generale di popolazione romaní, sostituendo i termini zingaro e zingari, laddove usati come aggettivi, con i corrispondenti aggettivi romanó e romaní.[1][2]
In Italia tuttavia in relazioni di emanazione ministeriale, come ad esempio gli studi del Ministero dell'Interno,[3] si continua ad utilizzare il termine "zingari" per indicare l'insieme delle etnie e l'aggettivo "romanì" viene utilizzato solo in relazione alla lingua propria dei rom e sinti.
In Italia sono presenti diversi gruppi etnici della popolazione romaní: rom e sinti; l'etnia kalé è presente soprattutto in Spagna. Le popolazioni romaní sono in massima parte stanziali e hanno generalmente la cittadinanza del paese in cui vivono.
Indice [nascondi]
1 Origine del termine
1.1 Altre denominazioni
2 Zingari in Europa
3 Storia
4 Religione
5 Struttura sociale e tradizioni
6 Lingua
7 Porajmos
8 Zingari in Italia e in Europa
8.1 Suddivisioni e presenza in Italia
8.2 Suddivisioni, presenza e regolamentazione in Europa
8.3 Condizioni abitative in Italia
9 Note
10 Bibliografia
11 Voci correlate
12 Collegamenti esterni
Origine del termine [modifica]

La parola italiana zingaro, come il francese tsigane e il tedesco Zigeuner, deriva dal greco Atzinganoi (spesso confuso con athinganoi nome di un'antica setta eretica anatolica) con il significato di "intoccabili", con connotazione, secondo molti, negativa (dato che trattasi dello stesso nome dell'infima "casta-non casta" indiana da cui proverrebbero, in cui oggi sono inseriti, per esempio, i necrofori). Altri ritengono invece che la connotazione del significato fosse positiva, portando a sostegno di ciò un documento del 1387 di Nauplia, in Grecia, dove i veneziani confermarono i privilegi agli zingari già concessi a loro dai bizantini.[4] Privilegi che ritroviamo per questi popoli in diversi documenti per un centinaio di anni in diversi luoghi dell'Europa, come quella, per esempio, del 1423:
« Noi Sigismundo, per grazia di Dio sempre Augusto Re dei Romani, Re d'Ungheria, di Boemia, di Dalmazia, di Croazia... Per la quale cosa dovunque il detto Ladislao Voivoda e la sua gente giungano nei nostri domini, città e castella, con la presente lettera comandiamo e ordiniamo alle nostre fedeltà che il medesimo L.V. e gli zingari i suoi sudditi, tolto ogni impedimento e difficoltà debbano essere favoriti e protetti e difesi da ogni attacco e offesa. Se poi tra loro stessi sarà sorta qualche zizzania o contesa, allora né voi, né nessun altro di voi, ma lo stesso Ladislao Voivoda, abbia facoltà di giudicare e liberare. »
(da Jean-Paul Clébert, Les Tziganes)
Intorno al XVI secolo il termine avrebbe assunto quella connotazione negativa che troviamo ancora oggi.
Altre denominazioni [modifica]


Ragazza di etnia rom che suona il violino
Spesso, per indicare le etnie romaní, vengono usati anche altri nomi meno precisi: ad esempio, in italiano zingari e gitani; in inglese gipsy e travellers; in francese gens du voyage, tsiganes e manouches; in spagnolo e in catalano gitanos, in portoghese cigano; in tedesco zigeuner; in Ungheria cigány ecc.
La parola gitano, come l'ungherese cigány, l'inglese gypsy, il francese gitan, lo spagnolo gitano, il portoghese cigano, alimentava la leggenda di una loro provenienza dall'Antico Egitto e il mito degli zingari discendenti dal figlio di Abramo con la schiava Agar, non sapendo che Ismaele nella Bibbia viene considerato "colui che camminava con Dio" (Gen. 21,20).
Piero Colacicchi[5] sostiene che nomade, riferito ai rom, è un termine ottocentesco, usato non tanto per indicare lo stile di vita di questi quanto piuttosto con intento discriminatorio verso coloro che ritenevano "uomini inferiori" poiché pigri, vagabondi, caratterialmente instabili, in contrapposizione a quello dell'uomo eletto, amante della patria, posato e seguace della morale.
Rom sta ad indicare una precisa etnia di popolazione romanì, ed è il termine con il quale il non-zingaro, oggi, intende indicare, erroneamente, tutti i gruppi di popolazioni romanì; questi, sia kalè, sinti e rom ritengono, da parte loro, che il termine "zingaro" sia offensivo.[1]
Zingari in Europa [modifica]

Per approfondire, vedi le voci Rom (popolo), Sinti, Kalé, Jenisch e Pavee.


Distribuzione storica dei popoli di Lingua romaní in Europa.
Gli zingari di origine indiana in Europa (ovvero zingari di Lingua romaní) sono rappresentati dai gruppi etnici:
Rom (in Europa centro-orientale)
Sinti (presenti in Francia, Germania, Spagna e nord Italia), i Manouches in Francia[6]
Kalé (presenti principalmente in Spagna)
Romnichels (pricipalmente presenti in Regno Unito e Galles)
Ciascuno di questi gruppi contiene al proprio interno ulteriori suddivisioni (sottogruppi).
Popolazioni non-indiane a volte genericamente accomunate sotto lo stesso termine di "zingari":
"Gens de Voyage" "Les Gitans" (Francia)
Jenisch (Germania)
Pavee (Irlanda)
Tattaren (penisola scandinava)
Storia [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Storia delle popolazioni Rom.


William-Adolphe Bouguereau: giovane zingara (1879)
Quale sia il luogo d'origine del popolo zingaro (se gli zingari provengono da un luogo unico) è una questione a lungo dibattuta. La maggior parte degli studiosi ritiene essere una regione situata tra India e Pakistan attuali, da dove verso l'anno mille iniziarono l'esodo fuggendo dalle devastanti invasioni di Mahmud di Ghazni. Il principale argomento di tale tesi, comunque variamente circostanziata, è la chiara derivazione indiana della loro lingua, il loro aspetto fisico e le documentazioni storiografiche della loro antica presenza in tali territori.
Non è tuttavia chiaro se la regione indiana sia stata il luogo di origine primitivo della cultura zingara e non piuttosto una tappa intermedia di una migrazione più complessa, dal momento che tale cultura risulta radicalmente diversa da quelle dell'area indiana: si suppone quindi che debba avere una più antica origine allogena ancora non identificata, portata da un misterioso popolo ivi migrato e successivamente mescolatosi con stirpi locali e indianizzato nel linguaggio.
Seguendo le tracce linguistiche gli studiosi affermano che nella propria migrazione la popolazione romaní giunse prima in Armenia, ivi stanziando abbastanza a lungo da acquisire anche dalla lingua armena molti vocaboli, tra cui "vurdón" (carro), poi dall'Armenia si spostò verso l'Impero Bizantino.
La prima testimonianza scritta che viene ricondotta alla presenza delle popolazioni romaní in Asia Minore, è un manoscritto agiografico scritto nel 1068 ("La Vita di San Giorgio di Athos" 1009-1065), da un monaco georgiano, George Hucesmonazoni, del Monastero Iviron, sul monte Athos. In questo scritto viene raccontato un episodio avvenuto nel 1054, durante il regno di Costantino IX Monomaco, nel quale viene utilizzato il termine "atsincani", la versione georgiana delle forme greche "atsinganoi/tsinganoi" (Ατσίγγανος), ritenuta una corruzione della parola athinganoi, che in greco significa "che non vuole essere toccato/che è intoccabile". In questa testimonianza viene raccontato che Costantino IX aveva portato un gran numero di animali pregiati nel Philopation di Costantinopoli, un giorno però vide delle bestie selvatiche che aggredivano i suoi animali, chiamò quindi "i Simoniaci, discendenti dei samaritani, atsincani" affinché usassero la loro magia per salvare le sue preziose bestie. Nel racconto gli atsincani uccisero gli animali selvatici con dei pezzi di carne avvelenata collocata all'interno del parco, facendo credere all'imperatore che si trattasse di magia.[7]
Altri documenti di epoca posteriore, come un documento scritto tra il 1170 ed il 1178, ad opera del canonista bizantino Teodoro Balsamone, riferiscono di un gran numero di "athinganoi" dall'Asia minore, con serpenti nelle loro ceste, che praticavano la magia della predizione del futuro ed altre pratiche stregonesche "che dicono ad una persona che è nato in un giorno sfortunato, ed ad un altro che è nato sotto una buona stella".[8].
L'origine della setta degli Athinganoi non è stata ancora datata per certa e di conseguenza non ci sono elementi per pensare che si trattasse di precursori dell'esodo delle popolazioni rom.
Si stima che la popolazioni romaní arrivò in Europa prevalentemente tra il XIV ed il XV secolo.[1]


Migrazioni della popolazione romaní
Si ritiene che in Italia i primi immigrati di etnia rom e sinti siano arrivati nel 1392 come conseguenza della battaglia del Kosovo fra le armate ottomane e quelle serbo-cristiane che, con la vittoria delle prime, affermò l'influenza islamica nei Balcani.[9] Tuttavia le prime testimonianze storiche scritte della presenza della popolazione romaní risalgono al XIV secolo e sono costituite principalmente da racconti di viaggiatori e pellegrini in Terra Santa. Per l'Italia sono fondamentali due cronache: la Cronica di Bologna, di autore anonimo, e il Chronicon Foroliviense di frate Girolamo Fiocchi; da questi testi si desume che i primi zingari sono arrivati ufficialmente a Bologna e a Forlì nel 1422 (documenti degli archivi municipali, deliberazioni e conti dei comuni in cui compaiono le varie liberalità concesse su richiesta dei rappresentanti degli zingari).[10].
Nei secoli successivi la loro presenza si consolida in tutto il mondo. Rom, Sinti, Kalé e Romanichals passeranno attraverso la storia fino ai nostri giorni superando persecuzioni di ogni genere: arresti di massa in Spagna nel XVIII secolo, la schiavitù in Romania (abolita solamente dopo il 1850), i campi di concentramento nazisti ed i rigurgiti xenofobi dell'epoca attuale, testimoniando una capacità di resistenza alle avversità non comune ad altri popoli.[1]
Religione [modifica]

La popolazione romaní normalmente adotta la religione praticata dalle popolazioni non zingare fra cui vivono. Per la stragrande maggioranza sono cristiani, soprattutto cattolici: nel nord Europa sono protestanti, in Serbia, Russia, Romania, Bulgaria, Grecia, etc., ortodossi, mentre in Ungheria, Italia, Spagna, Francia, Polonia, Austria, Croazia, Slovenia, ecc. sono cattolici. Nel complesso sono in gran maggioranza cattolici. Una piccola minoranza sono invece musulmani, in alcune zone della Bosnia, della Macedonia e del Kosovo e nei Paesi islamici, dove però sono raramente presenti.
I rom ed i sinti hanno una visione mitica di un mondo diviso tra forze oscure e contrarie, benefiche o malefiche, in perpetua lotta di influenza. Le due forze sono impersonate in Dio e nel diavolo. Dio creatore, principio del bene e il diavolo, principio del male, sono ambedue potenti e sempre in lotta tra loro. Il Dio creatore (Del o Devél) è assistito da forze spirituali soprannaturali benigne, mentre vi sono creature maligne che agiscono nella sfera dominata dal diavolo (Beng). Inoltre essi credono ai santi ed agli spiriti dei defunti (mulé). Questa netta divisione tra bene e male e tutto quello che il correlato dualismo comporta riconduce, secondo Alexandro A. Revello, ad una spiritualità di origine giudaica e quindi originaria dell'area medio orientale.[senza fonte]
Di regola quindi rom, sinti, kalé e romanichals possono, a seconda delle circostanze, essere cristiani cattolici, cristiani ortodossi, cristiani protestanti o musulmani. Essi tuttavia quasi sempre rielaborano queste religioni attraverso i concetti mitici propri della loro cultura.[1]
Struttura sociale e tradizioni [modifica]



Una sposa romaní in Repubblica Ceca
Sebbene sia difficile dare uno stereotipo della struttura sociale delle diverse etnie, si può affermare come fra gli zingari non esistano le classi sociali come si intendono comunemente. Le uniche distinzioni all'interno delle comunità sono quelle tra i sessi (maschi - femmine) e una differenziazione data dall'età (giovane - anziano).[11]
Ciò che conta in primo luogo per lo zingaro è la famiglia, il nucleo costituito da marito, moglie e figli. Al di là del nucleo famigliare si pone la famiglia estesa, che comprende i parenti con i quali vengono sovente mantenuti i rapporti di convivenza nello stesso gruppo, comunanza di interessi e di affari. Oltre alla famiglia estesa, presso i rom esiste la kumpánia, cioè l'insieme di più famiglie non necessariamente unite fra loro da legami di parentela, ma tutte appartenenti allo stesso gruppo ed allo stesso sottogruppo o a sottogruppi affini.[12]
“Gli zingari hanno sempre avuto una netta divisione tra maschio e femmina, ma più come divisione dei compiti, che di potere effettivo, anche se per l'esterno l'uomo rappresenta il capofamiglia. La vita zingara non è scandita da un ritmo temporale. Per loro il primo posto nella scala dei valori è la famiglia. ...Nella famiglia... che è sempre spinta all'autonomia, il prestigio viene conquistato dal capofamiglia per quello che realmente fa e non tanto perché riesce ad imporre la propria volontà ad altre persone.”[11]
Poiché nella popolazione romaní l'ospedale, il medico, il prete sono associati al concetto di morte, i contatti con loro devono essere limitati al minimo; la donna mestruata e la puerpera sono fonte di impurità e non possono fare vita pubblica o lavare i propri panni con quelli degli altri.[13] Nei rom "vlaχ" (ossia originari della Valacchia), presso i quali il concetto di impurità è più radicato, durante tutto il periodo della gravidanza e nei quaranta giorni dopo il parto alla donna non è consentito fare alcuna attività (ad esempio, non le è permesso di cucinare). Al termine del periodo di purificazione, i vestiti indossati, il letto, i piatti, i bicchieri e tutti gli oggetti adoperati dalla puerpera sono distrutti o bruciati.[1]
Il matrimonio, che di solito matura in giovane età, è anch'esso regolato dalle usanze, diverse però tra le etnie. Così, mentre nei Sinti il matrimonio avviene per fuga (di regola i due giovani si rifugiano per alcuni giorni presso dei parenti) nei rom avviene per "acquisto": quando c'è l'accordo dei due giovani e delle famiglie, la famiglia dello sposo corrisponde una ingente somma di denaro alla famiglia della sposa come sorta di risarcimento.[senza fonte]
Il matrimonio può anche aversi tra persone di diversa etnia o tra un uomo o donna romaní e uomo o donna "gağé" (cioè estraneo alla popolazione romaní).[1]
La morte, come la nascita, è considerata una circostanza impura. Il culto dei morti è molto sentito, ed è diffusa la convinzione che il morto possa riapparire sotto forma di animale o di uomo, e vendicarsi se non debitamente onorato.[11]
Lingua [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Lingua romaní.
La lingua parlata dalle etnie rom e sinti è il romanì, lingua di ceppo indoario, affine al sanscrito e alle lingue moderne dell'India.
Porajmos [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Porajmos.
Il regime nazista attuò un vero e proprio genocidio della popolazioni romaní, uccidendo circa 250.000 zingari nei campi di sterminio, una cifra che deve essere raddoppiata considerando i romaní uccisi appena catturati oppure morti durante il trasferimento verso i lager.[14] I rom ricordano oggi questa tragedia con il termine romanì Porajmos ("devastazione"), analogo a quello con cui si ricorda il più noto sterminio nazista del popolo ebraico, la Shoah ("sterminio") .
Zingari in Italia e in Europa [modifica]

A partire dal 2005 il razzismo nei confronti delle popolazioni gitane è diventato oggetto di attenzione istituzionale, a livello europeo, con l'adozione di una risoluzione del Parlamento europeo, il primo testo ufficiale che parla di "Anti-Gypsyism/Romaphobia" (in lingua inglese) e "antitsiganisme/romaphobie/tsiganophobie" (in lingua francese). Le conferenze internazionali OSCE/EU/CoE di Varsavia (ottobre 2005) e Bucarest (maggio 2006), hanno confermato il termine «anti-Gypsyism» a livello internazionale[15]. (vedi anche: Antiziganismo)
Secondo il Consiglio d'Europa [16] in Europa vive un gruppo di circa 10-12 milioni di gitani, ed in alcuni paesi del centro e dell'est europa (Romania, Bulgaria, Serbia, Turchia, Slovacchia) arrivano a rappresentare fino al 5% della popolazione. In base alle stime del Consiglio d'Europa, la Romania è il paese con il maggior numero di cittadini gitani, nel 2002 ne sono stati censiti un numero compreso tra il milione e 200.000 ed i due milioni e mezzo. Bulgaria, Spagna e Ungheria hanno ognuna una popolazione di circa 800 mila gitani, Serbia e Repubblica Slovacca circa 520 mila, Francia e Russia tra i 340 e 400 mila; ma secondo il rapporto Dominique Steinberger del 2000 in Francia vivrebbero almeno un milione di gitani. Nei restanti paesi le presenze maggiori si contano in Regno Unito (300 mila unità), Macedonia (260 mila unità), Repubblica ceca (300 mila), Grecia (350 mila).[16]


Ragazze rom che danzano
Le migrazioni di etnie romaní dall'est Europa che hanno interessato l'Italia nel Novecento sono state principalmente tre: in seguito alla fine della Seconda guerra mondiale, dalla Croazia di lingua italiana; tra fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta, in seguito al terribile terremoto che devastò la Macedonia (Skopje), ed a partire dal 1987, con il grande esodo che ha visto i rom fuggire dalla guerra nella ex Jugoslavia, principalmente dalla Bosnia Herzegovina e dal Kosovo, e poi dalla fine del socialismo reale nei paesi dell'Europa orientale.[17]
Suddivisioni e presenza in Italia [modifica]
In Italia la popolazione zingara è stata quantificata al 2007 in circa 200.000 persone di etnia rom e sinti.[18] Altre fonti parlano di 130/150 mila presenze [19], di questi i Rom propriamente detti, di antico insediamento, sarebbero 45.000, di cui circa l'80% è cittadino italiano, mentre il restante 20% è costituito da rom provenienti dai paesi dell'Est Europa.[2]
Si stima che circa la metà di questa popolazione sia composta da minori, bambini e giovani adolescenti mentre solo il 2,5 - 3% supera i 60 anni. Il tasso di natalità è elevato (mediamente 5/6 figli per i nuclei familiari di nuova formazione), così anche il tasso di mortalità ha indici molto alti.[10]
In Italia la popolazione romaní si divide in:
Rom italiani (con cittadinanza): circa 90.000, di cui:
30.000 residenti nel Sud Italia, distinguibili in:
Rom abruzzesi e molisani: giunti in Italia al seguito dei profughi arbëreshë dall'Albania dopo la battaglia di Kosovo Polje nel 1392, parlano romanì oltre ai dialetti locali e praticano l'allevamento e il commercio di cavalli, oltre che, nel caso delle donne, la chiromanzia (romnìa), diversi nuclei sono emigrati in vari centri del Lazio a partire dal Novecento
Rom napoletani (napulengre): ben integrati, fino agli anni settanta si occupavano principalmente della fabbricazione di attrezzi da pesca e di spettacoli ambulanti
Rom cilentani: comunità di 800 persone residente ad Eboli, con punte di elevata alfabetizzazione
Rom pugliesi
Rom calabresi: uno dei gruppi più poveri, con 1550 ancora residenti in abitazioni di fortuna
Camminanti siciliani:
Rom harvati: 7.000 persone giunte dalla Jugoslavia settentrionale dopo la seconda guerra mondiale. I khalderasha ne costituiscono un sottogruppo.
Rom lovari: circa 1.000 persone, si occupano principalmente dell'allevamento di cavalli (la parola viene dall'ungherese ló, che significa appunto cavallo).
Rom balcanici: circa 70.000
Rom jugoslavi: presenti principalmente in campi del Nord Italia. Meno del 10% dei minori frequenta le scuole pubbliche e bassissimo è il tasso d'impiego degli adulti.
Khorakhanè ("lettori di Corano"): caratterizzati dalla religione musulmana e provenienti da Kosovo e Bosnia-Erzegovina, sono il gruppo più numeroso di rom stranieri presente nel Bresciano. La migrazione è avvenuta dalla seconda metà del 1991 fino all'estate del 1993, in concomitanza con l'aggravarsi della situazione bellica nella ex Jugoslavia
Dasikhané: caratterizzati dalla religione ortodossa, provenienti da Romania o Bulgaria.
Rom romeni: sono il gruppo in maggior crescita; hanno comunità a Milano, Roma, Napoli, Bologna, Bari, Pescara, Genova, ma si stanno espandendo anche nel resto d'Italia.
Sinti: circa 30.000, residenti principalmente in Nord e Centro Italia e occupati principalmente come giostrai, mestiere che sta scomparendo e che li costringe ultimamente a reinventarsi in nuovi mestieri, da rottamatori a venditori di bonsai.
A questi si aggiungono i clandestini, il cui numero non è stabilito ufficialmente.
Suddivisioni, presenza e regolamentazione in Europa [modifica]
Francia: si stimano 340/400 mila presenze Rom/Sinti/Manouches [18][20]. La legge Besson del 5 luglio 2000 [21] (preceduta da una regolamentazione già attiva con la legge 69-3 del 3 gennaio 1969) prevede che ogni città con più di 5.000 abitanti deve obbligatoriamente allestire uno spazio a disposizione per gli itineranti ai quali vengono riservate particolari condizioni di stazionamento e fornitura acqua ed elettricità a patto che gli stessi abbiano "les carnets de voyage" rilasciati e vidimati dalle prefetture e suddivisi in 3 categorie (vedi pagina Sinti) - La legge Besson prevede anche un programma immobiliare di case da dare in affitto agli zingari stanziali e terreni familiari su cui poter costruire case per alcune famiglie semistanziali. Con Sarkozy come ministro dell'interno, nel febbraio 2003, sono state inserite una serie di sanzioni per chi non rispetta le regole dei campi. Chi occupa abusivamente un'area pubblica può essere arrestato e il mezzo sequestrato [19][20] .
Germania: si stimano 130 mila presenze che la legge considera «minoranza nazionale» dando loro diritti e doveri. A partire dagli anni sessanta, la Germania ha accolto gran parte di rom in fuga con un progetto di welfare, dando loro possibilità di lavorare e sostenendoli sia con case popolari sia con sussidi per il vitto [22].
Grecia: si stima una presenza di 200.000 su una popolazione di 10.000.000 di abitanti [18].
Spagna: con la stima è di cira 800 mila presenze rom/sinti/kalè [18], la Spagna ha una delle comunità nomadi più popolose, occupando, in Europa, il terzo posto dopo Romania e Bulgaria. Dalla fine degli anni ottanta ha elaborato un programma di sviluppo stanziando annualmente circa tre milioni di euro ai quali si aggiungono i finanziamenti delle singole regione e delle ONG. È stato istituito un ufficio che coordina le politiche sociali per gli zingari [22].
La prima notizia che si ha degli zingari in Spagna - di etnia Kalé - risale al 1415, quando attraversarono i Pirenei e si stanziarono nella penisola iberica. Probabilmente la comunità dei Kalè spagnoli rappresenta uno degli esempi più proficui di convivenza ed integrazione storicamente verificata tra popolazioni europee e popolazioni romaní, avendo prodotto un sostanziale adattamento culturale della seconda (in questo caso del tutto stanziale) alla realtà sociale ed economica locale senza che si sia verificata completa assimilazione.
Per approfondire, vedi la voce Kalé.
Condizioni abitative in Italia [modifica]


Gente romaní in Spagna, dipinto di Yevgraf Sorokin, 1853
Nel decidere la propria collocazione abitativa, gli zingari tendono a preservare l'unità della famiglia estesa (comprendente fino a 60 persone), cercando allo stesso tempo di non mescolarsi con altri gruppi.
La maggior parte degli zingari in Italia è stanziale e vive in aree attrezzate [23], o in case popolari e alloggi costruiti dai comuni o enti pubblici in aree specifiche o in case di proprietà o in affitto.
Esistono numerosi "campi nomadi" autorizzati dai comuni, dove le abitazioni sono costituite da container, roulotte, tende e baracche. Le condizioni igieniche e di sicurezza abitativa sono talvolta precarie, e non sono rari gli incendi e gli incidenti mortali dovuti all'utilizzo di candele (spesso manca l'elettricità). Oltre ai campi autorizzati, esistono diversi campi abusivi, abitati principalmente da rom dell'est Europa.
Tra le problematiche italiane vi è il fatto che in Italia esiste ancora il concetto di residenza e domicilio, mentre in alcuni Stati europei non vi è questa distinzione. Problematiche logistiche secondarie subentrano quindi anche per l'intestazione dei libretti di circolazione, delle assicurazioni e delle pratiche amministrative in genere e la mancanza di strutture del tipo Campo caravan.
Sono stati compiuti alcuni tentativi di creare dei micro-villaggi che permettessero alla popolazione romaní di preservare la propria struttura familiare e al tempo stesso innalzare i propri standard abitativi e sociali, talvolta con risultati positivi:
Area residenziale per famiglie rom del "Guarlone" a Firenze. L'esperienza in questo caso ha dato esito positivo poiché a dieci anni di distanza, l'area residenziale ed i suoi abitanti fanno parte integrante del quartiere, [...] e l'attenzione con la quale gli abitanti curano l'area, smentisce totalmente lo stereotipo del rom che tanto "non è abituato a vivere in casa e vive nello sporco";[24]
un villaggio rom è stato costruito a Cosenza nel 2001.
un altro villaggio è stato costruito ad Arghillà, quartiere periferico di Reggio Calabria
Note [modifica]

^ a b c d e f g Rom e sinti in Piemonte a cura di Sergio Franzese e Manuela Spadaro
^ a b Relazione del Dott. Prof. Santino Spinelli Docente di lingua e cultura romaní - Università di Trieste
^ Relazione del Ministero dell'Interno sugli zingari (rom, sinti e caminanti)
^ Jean-Paul Clébert, 1926, Les Tziganes
^ Zingari, nomadi, rom: problemi di definizione
^ Questa identificazione non è pacifica e alcuni studiosi danno i Manouches come gruppo etnico a se stante, cosi ad. es. il Prof. Spinelli
^ George C. Soulis, The Gypsies in the Byzantine Empire and the Balkans in the Late Middle Ages, Dumbarton Oaks, Trustees for Harvard University, www.jstor.org/stable/1291178
^ Angus Fraser, The Gypsies, Oxford, Blackwell, ISBN 0-631-15967-3, 1992
^ Introduzione storica rom e sinti
^ a b Storia degli zingari
^ a b c Intervista a Leonardo Piasere
^ Sito relativo alla popolazione romaní
^ Sinti-rom il genocidio dimenticato
^ La stima di circa 500.000 vittime totali è comunemente accettata dalla maggior parte degli studiosi del fenomeno. Si veda, ad esempio: Comune di Torino, Divisione Servizi Sociali, Settore Stranieri e Nomadi.L'Ufficio Rom, Sinti e Nomadi, pp. 4-5, dal sito web del Comune di Torino. Riportato il 14 febbraio 2007.
^ erionet.org/site/basic.php?id=100112&sw=anti-Gypsyism
^ a b Roma and Travellers Division - Committee of Experts on Roma and Travellers, www.coe.int/T/DG3/RomaTravellers/Default_en.asp
^ Cooperativa AndoKampo, Zingari nelle città, a cura di Marco Piras, Antonella Gandolfi, Milly Ruggiero, Lucia Masotti in collaborazione con l'Opera Nomadi, sezione di Bologna, Centro Stampa del Comune di Bologna, 1994
^ a b c d Approfondimenti su rom e stranieri
^ a b Rom: quando l'immaginario collettivo oscura la realtà
^ a b Nomadi e integrazione: come li trattano gli altri Paesi europei
^ La legge Besson
^ a b Alcuni Stati Europei e la minoranza Rom
^ Il mediatore culturale nelle aree di sosta per zingari
^ Una casa per i rom
Bibliografia [modifica]

Narciso L., La maschera e il pregiudizio. Storia degli zingari. Melusina, Roma, 1990
Nando Sigona (2002), Figli del ghetto. Gli italiani, i campi nomadi e l'invenzione degli zingari, Civezzano, Nonluoghi [1]
Battaglia G. La pentola di rame. Frammenti di vita del mondo dei nomadi. Melusina, Roma, 1993
Piasere Leonardo (2005), Popoli delle discariche, CISU, Roma
Piasere Leonardo (1999), Un mondo di mondi. Antropologia delle culture rom, L'Ancora del Mediterraneo, NAPOLI
L. Piasere (a cura di), Italia Romanì, vol. 1, Roma Cisu ed., 1996
L. Piasere (a cura di), Italia Romanì, vol. 2, Roma, Cisu ed., 1999
Pontrandolfo S., L. Piasere (a cura di), Italia Romanì, vol. 3, Roma Cisu ed., 2002
Luciani A., Un popolo senza territorio e senza nazionalismi: gli zingari dell’Europa orientale, in A. Roccucci (a cura di), "Chiese e culture nell’Est europeo", Ed. Paoline, Milano 2007, pp.275-326.
Impagliazzo M. (a cura di), Il caso zingari, Leonardo International , Milano 2008.
Stojka Ceija, Forse sogno di vivere. Una bambina rom a Bergen-Belsen, Giuntina, Firenze 2007
Kenrick D., Puxon G., Il destino degli zingari, Rizzoli, Milano 1975
Voci correlate [modifica]

Antiziganismo
Decennio di integrazione Rom
Nazionalsocialismo
Olocausto
Opera nomadi
Popoli nomadi
Rom
Sinti
Collegamenti esterni [modifica]

Relazione del Ministero dell'Interno sugli zingari (rom, sinti e caminanti) in formato pdf
(EN) Report into patterns of discrimination of Roma and Sinti in Italy su OsservAzione - Centro di Ricerca Azione Contro la Discriminazione di Rom e Sinti
Rom, sinti e camminanti
Sucar Drom - Associazione Nazionale
Associazione "Amalipe Romano" - Aderente al Comitato Nazionale Rom e Sinti Insieme
A.I.Z.O. Onlus - Associazione Italiana Zingari Oggi - federata con la Romani Union
(EN) Patrin cultura e storia rom (archiviato dall'url originale)
(EN) Articolo dell'Enciclopedia Britannica (edizione 1911) sugli Zingari (Gipsies)
Carlo Stasolla, Dal rifiuto all’incontro: il popolo zingaro nell’Italia centro meridionale nel Cinquecento e nel Seicento, in Atti del 2º Incontro «Orientalisti» (Roma, 11-13 dicembre 2002)
Fascino e paura del diverso, in Itinerari didattici sul sito dell'Intendenza scolastica per la Provincia autonoma di Bolzano.
Categorie: Popoli nomadi | Gruppi etnici in Europa | Popolazione romaní | [altre]
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